L’ecosistema del Parco
Il percorso descritto da 3 tabelle con testi in italiano e in inglese accompagna i visitatori alla scoperta delle caratteristiche ambientali dell’ecosistema del Parco , illustrando gli interventi di riqualificazione effettuati.
Tabella 1 - geomorfologia, vegetazione e fauna
Il Parco di San Colombano si estende lungo le fasce fluviali del fiume Po, per un fronte di circa 6,4 Km.
Il territorio del Parco è caratterizzato da depositi calcarei a granulometria variabile, da sabbiosa a limosa a causa del periodico apporto di sedimenti durante le frequenti alluvioni.
Elemento caratterizzante del Parco è il fiume Po (l’antico Eridanos per i greci, Padus per i romani), spina dorsale dell’ambiente di golena, artefice diretto o indiretto, della situazione ambientale gravitante intorno ad esso attraverso la sua capacità di erosione, trasporto e deposito di materiali.
La vegetazione attuale mette in risalto la notevole influenza dell’intervento antropico sull’area. I boschi naturali igrofili a dominanza di Salice (Salix alba), Pioppo (Populus alba, Populus nigra), Olmo (Ulmus minor) e Ontano nero (Alnus glutinosa), nelle zone più depresse hanno lasciato il posto alla coltivazione intensiva del Pioppo, per la produzione di legname.
È stato quindi indispensabile promuovere interventi di riforestazione, ripristinando le condizioni naturali degli ecosistemi con l’impianto di boschi igrofili e la creazione di fasce boscate con funzioni di filtro lungo la sponda del fiume, e conseguenze positive per la biodiversità, il riequilibrio territoriale e l’azione depurativa del fiume
Le specie arboree utilizzate sono rappresentate da: Salice bianco (Salix alba), Pioppo nero (Populus nigra), Pioppo bianco (Populus alba), Olmo campestre (Ulmus minor), Farnia (Quercus robur) ed Ontano nero (Alnus glutinosa), mentre quelle arbustive sono Salice rosso (Salix purpurea), Salice da cesta (Salix trianda), Sanguinello (Corpus sanguinea), Sambuco (Sambucus nigra), Frangola (Frangula alnus), Pallon di maggio (Viburnum opulus).
Le profonde alterazioni subite dal fiume Po e dall’ambiente che lo circonda hanno contribuito in modo determinante alla scomparsa o al declino di specie che da tempo erano assai diffuse; nonostante ciò sono ancora molti gli animali che sul fiume o nelle immediate vicinanze trovano cibo, riparo e luogo in cui riprodursi. Oltre agli uccelli, legati alle zone umide, come il germano reale, la gallinella d’acqua, l’airone cinerino, il martin pescatore, il pendolino, il picchio rosso, sono state segnalate numerose specie di rettili tra cui la biscia del collare, la lucertola muraiola e il ramarro, e di anfibi, come la rana verde, il rospo comune, la raganella e la rana toro.
Riguardo ai mammiferi i dati bibliografi rilevano la presenza di micromammiferi (arvicola, moscardino, crocidura, toporagno, mustiolo, talpa), donnole, faine e lepri.
Un altra presenza faunistici rilevante è la nutria, un grosso roditore originario del Sud America, che si è diffuso in gran parte della Pianura causando problemi alle coltivazioni e alle zone umide naturali, entrando in competizione con la fauna autoctona.
Tabella 2 - Crostolo
Il canale Crostolo, lungo circa 2,4 Km si estende dal Comune di Luzzara (RE) sfociando in Po presso il porto di Riva di Suzzara (MN). In passato il Crostolo ha sempre rivestito una grande importanza come invaso di accumulo delle acque nelle frequenti piene del Po.
Attualmente la sezione tipo del corso del Crostolo è costituita da fasce boscate di salici (Salix alba), sostituite poi da prati igrofili a carici (Carex spp.), che si attestano sul canale più profondo del corso d’acqua, solo periodicamente allagato che, in condizioni di asciutta, è colonizzati da vegetazione annuale avventizia. Quest’area, inoltre, è largamente infestata da un arbusto di origine nord americana, l’Indaco bastardo (Amorpha fruticosa).
L’elemento caratterizzante del Crostolo è la presenza di una piccola superficie a cariceto. Questa cenosi, costituita da cespi di Carex riparia, Carex elata, Carex acutiformis accompagnate da Lytrum salicariae Stachys palustris occupa spazi circoscritti sviluppandosi in piccole depressioni in cui rimane un sottile strato di acqua. Il cariceto si configura come una vegetazione di transizione tra specchi d’acqua e terraferma e rappresenta un ambiente ideale per diverse specie di uccelli, anfibi ed insetti. L’intervento di riqualificazione ha lo scopo di aumentarne la superficie.
Il Crostolo è stato per lungo tempo un elemento determinante nel disegno del paesaggio di questa porzione di Pianura; si ritiene pertanto di estremo interesse, nella valorizzazione e rinaturazione del Parco, la sua rivitalizzazione. Nella parte terminale, verso i Po, il corso del fiume è ridotto a uno scolo delle acque; solo verso il confine con Luzzara il corso del Crostolo è ancora sufficientemente riconoscibile. L’obiettivo del progetto di riqualificazione ambientale è favorire un ripristino e un reinsediamento di biocenosi autoctone, tutelando in particolar modo alcune tipologie ambientali di pregio, diversificando l’ambiente e migliorando l’aspetto paesistico dell’area.
Le opere di rinaturazione prevedono oltre all’ampliamento del cariceto l’approfondimento dell’alveo del Crostolo al fine di mantenere l’acqua per tutto il periodo dell’anno, interventi di ingegneria naturalistica mediante “viminata viva” per migliorare la stabilità delle sponde, il rimodellamento dei terreni seguito dalla messa a dimora di essenze forestali autoctone quali: Salice bianco, Ontano, Pallon di maggio, Frangola, Saliconi, Sanguinello, Prugnolo, Rosa canina, Biancospino.
Tabella 3 - cave di argilla
La cava è stata sfruttata per l’estrazione dell’argilla per la produzione di laterizi fin dagli anni ‘60. L’attività di escavazione è durata fino agli anni ‘80.
L’argilla, costituita da una miscela di minerali argillosi e quarzo, veniva estratta con semplici scavi “a fossa” che negli anni hanno interessato una superficie totale di 2350 mq per una profondità di scavo di 4-5 m.
Negli ultimi anni l’area della cava è stata utilizzata per la coltivazione del pioppo.
Cessata l’estrazione dell’argilla, la cava si è spontaneamente rinaturalizzata. La volta arborea è quasi ovunque dominata da Salice bianco (Salix alba) e solo localmente si assiste al prevalere di pioppi di origine ibrida. Lo strato arbustivo, solitamente rado, è costituito principalmente dall’Indaco bastardo (Amorpha fruticosa), specie infestante di origine nord americana largamente naturalizzata in tutta la bassa Pianura Padana, e solo in parte dal Sanguinello (Cornus sanguinea). Il sottobosco erbaceo è prevalentemente formato da Typhoide arudinacea, Rubus Caesius, Bides frondosa, Galium elongatum e Sicyos angulatus, altra specie infestante.
La parte della cava costantemete ricoperta d’acqua è caratterizzta da Poligonum anphibium , Ranunculus circnatus e Trapanatas a cui si accompagnano idrofite sommerse, come Ceratophillum demersum e Potamogeton. Solo una minima parte della cava risulta essere ricoperta da Canna palustre (Phragmites australis).
La zona umida da rifugio a diverse specie di uccelli, tra cui la Gallinella d’acqua, il Germano reale, l’Airone cinerino, la Garzetta, il Martin pescatore, la Cinciallegra. Alcuni di questi costruiscono il nido nel saliceto, ponendolo così al riparo da eventuali predatori e trovando nelle vicinanze abbondanza di nutrimento: pesci, molluschi, insetti ed altri invertebrati.
Sono state individuate numerose specie di rettili tra cui la biscia del collare, la lucertola muraiola e il ramarro, e di anfibi, come la rana verde, il rospo comune, la raganella e la rana toro. La cava è abitata anche da micromammiferi, come il moscardino, il toporagno d’acqua, il riccio, l’arvicola, la faina, donnola e nutria.
Al fine di garantire una diversificazione ambientale all’interno del Parco e favorire l’istaurarsi del bosco igrofilo si è intervenuti sulla cava rimodellando la pendenza delle sponde e riapprofondendo gli specchi d’acqua con tecniche di ingegneria naturalistica. In questo modo all’interno della cava si ricreeranno le condizioni necessarie per lo sviluppo di una vegetazione tipica delle zone umide (canneto e carice). Questo intervento di riqualificazione ambientale prevede, inoltre, un aumento della biodiversità con la messa a dimora di specie autoctone come l’Ontano, la Frangola, il Sanguinello, la Rosa canina, il Biancospino, il Prugnolo, la fusaggine e il Salice rosso.